3 gennaio 2014

Buon 2014


Un nuovo anno è appena iniziato e porta con sé, come spesso accade, un carico più o meno voluminoso, di buoni propositi, c’è chi li scrive nero su bianco, chi li confida agli amici, chi li tiene a mente, chi ne fa di realistici e chi proprio non resiste alla tentazione di ripromettersi l’impossibile.

Io personalmente ho tanti progetti per questo anno, ma non voglio inseguirli con ansia o caricarli di troppe aspettative, voglio prendere ciò che di buono arriverà con il cuore aperto e la mente leggera, lavorare perché si realizzino tali progetti, ma non dimenticare di osservare le piccole cose durante il percorso.

Ci sono anni che non vedi l’ora di chiudere, archiviare, sbattergli la porta in faccia e che speri tolgano il disturbo lasciando il minor ricordo possibile, fortunatamente il 2013 per me non è stato uno di questi, dunque vorrei si inserisse dolcemente e senza troppi strattoni nel corso nuovo del 2014. Certo non è stato un anno privo di aspetti negativi, ma è stato l’anno in cui ho provato ad affidare la ricostruzione alla bellezza, in cui mi sono messa nelle mani di una città tra le più belle al mondo, Firenze, ed essa mi ha sorretto mostrandomi nuovamente la via dello stupore e della meraviglia; è stato un anno in cui ho voluto credere a Babbo Natale, provando a lasciare da parte disillusione e disincanto, e questo meraviglioso Babbo Natale mi ha risposto con tutta la sua sorprendete umiltà.

Auguro dunque a tutti un anno pieno di esperienze emozionanti, di incontri ispiratori e nuove amicizie, un anno pieno di bellezza. E auguro soprattutto all’Italia che tale ricerca della bellezza possa ridestarsi sia nei nostri animi che in quelli di chi ci governa, che si possa risvegliare in tutti noi un tale fastidio quando questa  viene calpestata da fare finalmente dell’Italia un paese che risponde alla sua vocazione più profonda, quella di essere culla di cultura, arte, natura e poesia.

Le parole di Peppino Impastato (al di là delle polemiche sulla loro discutibile utilizzazione per uno spot pubblicitario) dovrebbero davvero accompagnarci sempre: "Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore".

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