Un nuovo anno è appena iniziato e
porta con sé, come spesso accade, un carico più o meno voluminoso, di buoni
propositi, c’è chi li scrive nero su bianco, chi li confida agli amici, chi li
tiene a mente, chi ne fa di realistici e chi proprio non resiste alla
tentazione di ripromettersi l’impossibile.
Io personalmente ho tanti
progetti per questo anno, ma non voglio inseguirli con ansia o caricarli di
troppe aspettative, voglio prendere ciò che di buono arriverà con il cuore
aperto e la mente leggera, lavorare perché si realizzino tali progetti, ma non
dimenticare di osservare le piccole cose durante il percorso.
Ci sono anni che non vedi l’ora
di chiudere, archiviare, sbattergli la porta in faccia e che speri tolgano il
disturbo lasciando il minor ricordo possibile, fortunatamente il 2013 per me
non è stato uno di questi, dunque vorrei si inserisse dolcemente e senza troppi
strattoni nel corso nuovo del 2014. Certo non è stato un anno privo di aspetti
negativi, ma è stato l’anno in cui ho provato ad affidare la ricostruzione alla
bellezza, in cui mi sono messa nelle mani di una città tra le più belle al
mondo, Firenze, ed essa mi ha sorretto mostrandomi nuovamente la via dello
stupore e della meraviglia; è stato un anno in cui ho voluto credere a Babbo
Natale, provando a lasciare da parte disillusione e disincanto, e questo
meraviglioso Babbo Natale mi ha risposto con tutta la sua sorprendete umiltà.
Auguro dunque a tutti un anno pieno
di esperienze emozionanti, di incontri ispiratori e nuove amicizie, un anno pieno
di bellezza. E auguro soprattutto all’Italia che tale ricerca della bellezza
possa ridestarsi sia nei nostri animi che in quelli di chi ci governa, che si possa
risvegliare in tutti noi un tale fastidio quando questa viene calpestata da fare finalmente dell’Italia
un paese che risponde alla sua vocazione più profonda, quella di essere culla
di cultura, arte, natura e poesia.
Le parole di Peppino Impastato (al di là delle polemiche sulla loro discutibile utilizzazione per uno spot pubblicitario) dovrebbero davvero accompagnarci sempre: "Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore".
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